sabato 19 novembre 2011

La Fabbrica: chiuso per Ferie

Dopo un anno di incontri e con quattro eventi alle spalle, la Fabbrica di Codroipo ha deciso di sospendere le proprie attività viste le sempre più frequenti difficoltà d'incontro e nell'organizzazione degli eventi. Non è la passione, ma il tempo a mancare. Coloro che si sono occupati fino ad oggi della gestione delle riunioni e degli eventi, ora non hanno più le possibilità temporali per farlo. Un anno passa e porta con se nuovi impegni e nuove responsabilità, riducendo sempre di più lo spazio di tempo dedicabile alla gestione materiale di questo straordinario spazio che è La Fabbrica di Nichi.
Adesso siamo arrivati al limite, il tempo dedicabile a questo laboratorio non è più sufficente a garantirgli quel ritmo che fino ad oggi lo ha caratterizzato: 1 evento ogni 3 mesi, 1 riunione ogni 2 settimane.
E' a malincuore quindi che La Fabbrica và in ferie, ferma per il momento i suoi macchinari e rimane aperta per lo meno virtualmente, continuando On Line quell'attività e coltivando quello spirito di partecipazione che l'ha contraddistinta fino ad oggi.

lunedì 17 ottobre 2011

15 ottobre 2011, gli indignados diventano braccados

Scrivo qui di seguito la cronistoria della mia esperienza al corteo degli Indignados; ciò che riporto è ancora vivo e lucido nella mia mente perché  l’ho vissuto in prima persona.


Sono circa le 14 e siamo appena usciti dalla fermata della metro di Roma Termini, davanti a noi c'è una piazza gremita di colori e di persone di varia provenienza: dagli studenti della Sapienza agli attori del teatro Valli con il loro carro allegorico, dai metalmeccanici della Fiom alle associazioni No-Tav.
La testa del corteo, guidata dai comitati dell'Acqua Bene Comune, era già partita circa da un ora, noi ci trovavamo al centro, tra gli studenti universitari e i metalmeccanici. Per il momento andava tutto bene, eravamo circondati da mille colori e canti di ogni genere, da "bella ciao" a canzonette napoletane su Berlusconi e le sue escort.
Appena entrati in via Cavour iniziano i primi disordini, alcuni anarchici hanno bruciato due Mercedes e sfondato un bancomat, siamo quindi costretti a fermarci e ad aspettare che i pompieri dominino le fiamme.
Nel giro di 15 minuti la situazione è di nuovo tranquilla, procediamo quindi verso i Fori Imperiali, ma arrivati a metà della via, all'altezza dei rottami bruciati, scoppia il caos: I Black Block non se ne sono andati, si sono nascosti nelle vie laterali e ci hanno aspettato!
Da un incrocio di fronte a noi si sento esplosioni e vediamo un sacco di fumo uscire dai lati dei palazzi, sono loro, sono tornati. Sono circa una trentina, scoppia il panico nel corteo, la gente fugge indietro verso di noi, un gruppo di Rifondazione Comunista abbandona i cartelli e si lancia contro i facinorosi usando le proprie bandiere nel disperato tentativo di respingerli.
Non facciamo in tempo a voltarci per fuggire quando da un vicolo subito a fianco a noi spuntano altri venti Black Block, in tenuta d'assalto con le spranghe e i petardi in mano, pronti  a liberare i propri compagni dal blocco dei rifondaroli. Subito i manifestanti di Sinistra e Libertà capiscono che la situazione stà diventando critica e senza esitare si buttano addosso a loro, e con un coraggio immane li affrontano a mani nude e con le aste delle bandiere.
Il mio amico Giuseppe corre subito in loro sostegno e insieme ai cinquantenni di SEL cerca di respinge gli anarchici in un altro vicolo. Ci riescono, i Black Block sono in fuga, ma prima di dileguarsi si voltano e ci lanciano contro due bombe carta, una cade in mezzo ad un bar e per fortuna non ferisce nessuno, l'altra cade in mezzo ai nostri difensori, uno di loro cerca di tirarla via ma gli esplode in mano portandoli via tre dita. Altri rimangono leggermente feriti tra cui Giuseppe, che se la cava con una bruciatura sulla spalla e con un leggero danno all'orecchio destro.
Nell'inseguire per i vicoli gli anarchici, ci accorgiamo che diverse camionette della polizia sono posizionate intorno a noi, ma il fatto curioso è che nessun poliziotto è in strada per fermare i facinorosi in fuga.
Decidiamo di avanzare, via dei Fori Imperiali è vicina ormai, più avanziamo e più ci rendiamo conto della distruzione che ci circonda, una pompa di benzina è sfondata, le saracinesche dei negozi sono divelte, le vetrine sfondate.
Arrivati ai Fori scopriamo che la polizia è in tenuta anti sommossa pronta a intervenire, molti manifestanti inveiscono contro di loro urlando "perché non avete fatto niente??", "dove eravate??", per un attimo scoppia il panico perché alcuni stanno tirando sanpietrini contro le forze dell'ordine, ma subito vengono fermati dagli altri manifestanti e la marcia del corteo, ormai mutilato, prosegue.
Arriviamo al Colosseo, per lo più alla spicciolata, non siamo più compatti come all'inizio, molti sono usciti dalla via principale e ci osservano avanzare verso piazza San Giovanni, il nostro punto di arrivo.
Ad un tratto sentiamo una lunga serie di esplosioni e vediamo centinaia di persone fuggire verso di noi, stanno fuggendo da via Labicana. Dietro di loro si alzano due alte colonne di fumo nero, l'elicottero della polizia rotea sopra la via come impazzito, cerca di capire cosa succede, ma nessuno lo sa con certezza.
Cerchiamo di fermare qualcuno per sapere cosa succede, uno di loro ci  dice che via Labricana è in fiamme, che stanno bruciando una caserma, un altro si avvicina e urla: "non andate di là, è un campo di battaglia". Capiamo che ormai la testa del corteo è perduta, bloccata in piazza San Giovanni e non abbiamo nessuna possibilità di raggiungerli.
In preda alla confusione più totale, centinaia di persone si accalcano davanti al Colosseo, alcuni cercano di raggiungere la piazza aggirando la battaglia, ma è impossibile perché i Black Block sono ovunque, e se non sono loro a fermarci è la polizia.
Ad un tratto mi telefona Ivan, il compagno della Fiom con cui sono venuto a Roma, ci eravamo separati in via Cavour dopo l'attacco, e mi chiama per chiedermi se sto bene e per capire com'è la situazione più avanti, io gli dico che siamo bloccati e che non possiamo avanzare, lui mi risponde che via Cavour è di nuovo sotto attacco e che stanno arrivando da noi insieme agli studenti. A quel punto capiamo che siamo bloccati, non possiamo ne avanzare ne indietreggiare, la testa del corteo sta subendo le cariche della polizia e degli anarchici, e la coda è bloccata all'inizio di via Cavour.
Il tempo passa, ci aggiriamo per via dei Fori Imperiali cercando di capire cosa sta succedendo ai compagni che si trovano più avanti, ci dicono che molti si sono nascosti dentro alle chiese o nei palazzi, che la polizia è in fuga perché tutti i facinorosi si stanno concentrando in piazza San Giovanni.
Ad un tratto sentiamo cantare dietro di noi, ci voltiamo, è la Fiom, finalmente sono arrivati, stanno in testa a ciò che rimane del corteo e lo stanno guidando verso di noi. I ranghi sono compatti, si tengo tutti sotto braccio per rimanere uniti, mentre sui lati il loro Servizio D'ordine usa le bandiere come transenne per impedire l'accesso ai facinorosi. Subito dietro di loro vediamo gli studenti, anche loro sono compatti e avanzano a passo sicuro.
Appena ci raggiungo dalla folla scoppia un enorme applauso, tutti i manifestanti rimasti si uniscono a al corteo guidato ora dalla Fiom ed entrano nei ranghi e tutti insieme ci dirigiamo verso piazza Vittorio, evitando in questo modo li scontri. Finalmente siamo al sicuro.
Arrivati a destinazione Landini in persona sale sul camion che apriva la strada e con un microfono ringrazia tutti i metalmeccanici, senza i quali non sarebbe stato possibile evitare che questa grossa porzione di corteo si salvasse dal caos, e ci invita a scioglierci per raggiungere al più presto le nostre corriere in modo da poter lasciare Roma e il caos che l'ha coinvolta.
Arrivati allo scalo delle corriere dell'Anagnina scopriamo che anche in piazza Vittorio sono iniziati degli scontri perchè alcuni studenti non hanno seguito il consiglio di Landini e hanno preferito rimanere li. Noi in compenso siamo felici di esserne usciti illesi e aspettiamo con trepidazione il ritorno di tutti i nostri compagni che purtroppo non sono stati così fortunati.

Nicolò Berti

sabato 1 ottobre 2011

Le Fabbriche in rete


Si è svolto oggi, Sabato 1 Ottobre, l'incontro tra le Fabbriche di Nichi di Pordenone e di Codroipo.
E' stata un'importante occasione d'incontro perchè ha messo in luce le numerose affinità esistenti tra queste due realtà, e i dubbi che condividono come la "forma legale" da assumere, o il distanziarsi o meno dai partiti ad esse vicine politicamente.
Altro punto di condivisione è l'obiettivo comune, ovvero il diventare un laboratorio per un nuovo modo di fare politica basato sulla trasparenza, sulla semplicità e  sulla partecipazione; sono questi tre i punti fondamentali che entrambe condividono e promuovono nei loro territori.
Alla luce di tutto ciò, è stato deciso di stringere i legami esistenti tra le due Fabriche in modo da poter incrementare l'efficacia e l'azione di entrambe, organizzando serate condivise e trattando temi comuni che riguardino concretamente entrambe le città e che quindi non siano dei meri discorsi generalizzanti, perchè un altro punto condiviso è per l'appunto il Territorio.





  Fabbrica di Pordenone
  (clicca per il link)
 

domenica 25 settembre 2011

La Repubblica Libera della Carnia


Oggi, Domenica 25 Settembre, si è tenuta ad Ampezzo la commemorazione della Repubblica Libera di Carnia, cioè della repubblica partigiana più vasta in Italia. Essa purtroppo ebbe vita breve perché nel giro di un solo mese venne brutalmente cancellata dall’intervento massiccio delle forze armate del Terzo Reich; nonostante ciò fu uno straordinario laboratorio di governo democratico e partecipativo del territorio, che si dimostrò uno straordinario esempio per le forze politiche del post Fascismo.
Ampezzo fu scelta come capitale della Repubblica Libera data la sua straordinaria posizione logistica, e lì vi presero sede l’assemblea governativa composta da tutti partiti dichiarati fuori legge dalle istituzioni Fasciste, e le varie commissioni (del lavoro, della salute pubblica, dell’istruzione, …) che avevano il compito di garantire a tutti i cittadini della Repubblica quelle condizioni di vita egualitarie che vent’anni di dittatura fascista avevano  cancellato.
La commemorazione si è tenuta nella piazza di fronte al palazzo della Repubblica che attualmente è la sede del museo della Liberazione, alla presenza del presidente della regione Renzo Tondo, del magnifico rettore dell’Università di Udine Cristina Compagni, dei rappresentanti delle provincie di Udine e di Trieste, e di molti sindaci della regione tra cui Furio Honsell.
Non potevano mancare tutti i circoli ANPI della Regione e il presidente regionale dell’ANPI - FVG Federico Vicentini, suo è stato il discorso più toccante nel quale ha ricordato l’importanza che ha avuto la nascita della Repubblica Libera della Carnia, e di come il sacrificio di migliaia di giovani che hanno dato la vita per il nostro Paese e per la libertà dall’oppressione nazifascista, è stato volutamente nascosto e discreditato da una destra politica incapace di comprendere il significato vero delle parole “libertà” e “uguaglianza”.
Un’assenza importante è stata quella del comune di Codroipo, nessuna delegazione istituzionale è partita dal capoluogo del Medio Friuli forse perché troppo impegnata nell’organizzazione di San Simone, o forse perché la neoeletta giunta presieduta dal dott. Fabio Marchetti  non ha ritenuto necessario porre omaggio a quei combattenti che diedero la vita per conquistare la nostra libertà. In compenso una delegazione del circolo ANPI Codroipo-Sedegliano-Rivignano , guidata dal giovanissimo segretario Tommaso Pivetta, si è recata in Carnia per portare il saluto e l’omaggio della popolazione del Medio Friuli.

Nicolò Berti



 (immagine dell'iniziativa promossa dall'UniUd)